Rocca di Gradara: il punto della situazione

Venerdì 3 luglio si è tenuto presso il Segretariato Regionale delle Marche, insieme alla Direzione Regionale Musei delle Marche, un incontro a carattere informativo sulla situazione della Rocca di Gradara e sul presunto passaggio di gestione del sito museale al Comune di Gradara attraverso un piano di valorizzazione triennale che abbiamo dovuto apprendere da notizie apparse sulla stampa.

Nel nostro intervento come UILPA abbiamo stigmatizzato con forza l’accaduto ed evidenziato tutta la nostra contrarietà per la modalità con cui una così importante informazione – che riguarda il sito del MIBACT più visitato delle Marche – ci sia stata comunicata a mezzo stampa, non avendo ritenuto né il Ministero né la Direzione Generale Musei necessaria alcuna forma di confronto al tavolo sindacale. A denotare la gravità della situazione basterebbe pensare alle tante ripercussioni che potranno interessare i dipendenti MIBACT che lavorano nel museo.

In attesa di conoscere gli esiti dell’incontro a livello centrale del MiBACT, già richiesto dalla UILPA unitamente alle altre OO.SS. confederali e finora senza riscontro, ferme restando tutte le iniziative che verranno eventualmente prese a difesa e tutela dei lavoratori, abbiamo comunque ritenuto importante nella riunione di venerdì scorso chiedere fin da subito all’arch. Corrado Azzollini, Segretario Regionale ad interim delle Marche e al dott. Marco Pierini, Direttore Regionale Musei ad interim delle Marche, oltre a tutte le informazioni che ad oggi a livello sindacale non ci sono mai state fornite,  una serie di garanzie per il personale. Tra le altre abbiamo chiesto che il personale possa chiedere la mobilità – se costretto a scegliere di prestare servizio in altra sede – verso altri siti museali ministeriali localizzati anche in regioni vicine ma sempre entro il limite dei 50 km. Abbiamo infine appreso che potrebbe essere consentito il mantenimento di un piccolo presidio di personale MIBACT (non più di 3-4 persone), scelta che non condividiamo finché non verremo informati sui criteri che determinerebbero chi resta e chi no.

Senza dubbio stiamo assistendo ad una delle pagine più brutte nella devoluzione di servizi pubblici verificatesi negli ultimi anni.

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